U2
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Dublino

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LadySylar
icon12  view post Posted on 13/2/2009, 17:41






Gli U2 sono una delle pochissime band attive a partire dagli anni 80 capaci di assurgere allo status di "mito" del rock al pari delle formazioni "classiche", nate e cresciute nei decenni precedenti.
Il segreto del loro successo è un mix perfetto di furore ed epicità, di ansia e spiritualità, concentrate in un formato canzone sì tradizionale, eppure capace di rinnovare il vecchio rock and roll con le suggestioni e le fascinazioni tipiche del post-punk e della new wave.

I quattro sono giovanissimi: Mullen ha 14 anni, The Edge 15, Clayton e Bono 16. "Ero un buono a nulla - racconta quest'ultimo -. L'unico lavoro che riuscivo a fare era il benzinaio. Ma la musica per me era la cosa piu' facile al mondo, mi aiutava a uscire dalla banalita' di una vita da ragazzo di periferia". La morte della madre, cui dedichera' "I will follow", segna per Bono un punto di svolta: la band e' la sua nuova famiglia. E nel 1978 gli U2 sono gia' cosi' affiatati da vincere un concorso rock a Limerick, Irlanda. "Eravamo invincibili perche' uniti. Eravamo degli idealisti arrabbiati con la voglia di venire alle mani con tutto il mondo", racconta Bono. Poco dopo, l'incontro cruciale con il manager Paul Mc Guinness segna l'inizio ufficiale di una carriera da sogno. Gli U2 - con oltre 70 milioni di dischi venduti in vent'anni - segnano un caso, piuttosto raro nel rock, di fusione tra impegno politico e risultati commerciali. "Non siamo mai voluti diventare un oggetto di culto - precisa The Edge -. La vera sfida era toccare milioni di persone senza accettare compromessi, e non rimanere integri vendendo solo qualche migliaio di dischi".





Gli U2




La sua voce può essere intima e folgorante al tempo stesso. Può sedurre come in un sussurro o denunciare i mali del mondo come in un comizio. Bono vox, il re del rock' n' roll. L'eclettico leader del gruppo vede la luce il 10 maggio 1960 a Dublino. Curioso e a suo modo riflessivo, a soli 15 anni perde la madre durante il funerale del nonno materno. La tragedia lo segna profondamente così come la scoperta, in quegli anni di artisti come Ramones, Patti Smith e Thin Lizzy. Deve il suo soprannome all'amico Guggi e a un negozio di cornetti acustici di Dublino, oltre che naturalmente alla sua voce, evolutasi negli anni fino a diventare uno strumento perfetto in grado di intonare sia anthem da stadio che duetti con B.B. King o Pavarotti. Sposato con Ali, incontrata al liceo, con quattro figli, Bono è il frontman perfetto per il più noto gruppo rock del mondo. Come look, è a suo agio con la testa ossigenata come ai tempi di "The Unforgettable Fire", coi capelli lunghi per "The Joshua Tree", in versione cyberpunk in "The Fly" o tele-evangelista e Mr Macphisto nello Zoo Tv Tour. Come essere illuminato, Bono ha sempre avuto un occhio di riguardo per le iniziative benefiche scrivendo testi socialmente e politicamente impegnati, per condannare la violenza in ogni sua forma, propugnando l'annullamento dei debiti dei paesi in via di sviluppo. Sempre semplice e disponibile, smessi i panni della pop star, Bono ama l'arte e il cinema in particolare (è il caso di "The Million Dollar Hotel"),ed è ormai l'icona rock di fine millennio,adorato da milioni di fan in tutto il mondo.





La chitarra di The edge è il vero marchio di fabbrica del suono degli U2. Schivo, ma sempre presente e con una forte personalità, Mr Evans è la spalla ideale dell'incontenibile Bono. David H. Evans nasce l'8 agosto 1961 a Barking, nell'Essex. La sua famiglia si sposta a Dublino l'anno successivo, dove il ragazzo cresce tranquillo e intelligente (il nomignolo "la cima" glielo affibbierà Bono per la forma del mento, ma anche per il quoziente intellettivo). E' il primo a rispondere al volantino di Larry Mullen Jr nella bacheca della Mount Temple High School, e il primo a presentarsi a casa sua con il fratello Dick e Adam Clayton. Dick, incluso nella prima line-up dei futuri U2, lascia la band l'anno dopo, mentre The Edge si conquista subito il rispetto degli altri componenti per la sua abilità con la sei corde. Passato attraverso un periodo di profonda religiosità che lo ha portato quasi ad allontanarsi dal gruppo, sposa nel 1983 Aislinn O' Sullivan, da cui ha 3 figlie: Holly, Arun e Blue Angel. La coppia si separa nel 1990, e il divorzio legale arriva nel 1996, quando il chitarrista è già impegnato nella nuova relazione con Morleigh Steinberg, coreografa e ballerina dello Zoo Tv Tour, da cui avrà altri 2 figli. Assieme a Bono, The Edge è il membro più noto degli U2. Eccentrico, amante del piano e dei libri di Raymond Carver, è tecnicamente impeccabile nonostante non ami i virtuosismi fine a se stessie gli assoli interminabili. Questo non gli ha tuttavia impedito di sviluppare l'inconfondibile suono della sua chitarra, vero e proprio marchio di fabbrica del rock targato U2.



L'istinto e la straordinaria fluidità ritmica sono le sue caratteristiche vincenti. Larry Mullen Jr, il fondatore degli U2, la batteria più musicale del rock. Nato il 31 ottobre 1961, ad Artane, a Nord di Dublino, Larry cambierà la faccia del mondo del rock' n' roll nell'agosto del 1976, attaccando nella bacheca della sua scuola un volantino per formare una band. Pianista svogliato, decide di prendere lezioni di batteria dal miglior maestro irlandese, Joe Bonnie, salvo accorgersi quasi subito che il suo stile si sviluppa da sé, completamente indifferente alle nozioni che il teacher cerca di trasmettergli. La prima batteria gli viene regalata dalla sorella Cecilia mel 1973, e le 17 sterline spese dalla ragazza sono tra i migliori investimenti mai fatti: il piccolo Larry ("Jr" per distinguerlo dal padre) si esercita continuamente prendendo a esempio modelli come gli Slade, The Sweet e The Glitter Band. Dal carattere chiuso e riservato, è il meno disponibile del gruppo a rilasciare interviste,nonostante un senso dello humor abbastanza spiccato e la sua abitudine di giocare scherzi a chi lo circonda. Le sue passioni comprendono la sua Harley Davidson, su cui ha percorso in solitaria 15.000 chilometri dello Zoo Tv Tour spostandosi di concerto in concerto, e -chi l'avrebbe mai detto?- il karaoke. Pur se tecnicamente ineccepibile, Larry è uno di quei musicisti che sembrano tradurre in note le loro emozionie il loro istinto, come dimostra la sua ostinazione nel suonare nonostante la tendinite ai polsi che da anni lo accompagna, risolta solo grazie all'uso di particolari bacchette.



Folle, estroverso e incapace di sottostare a qualsiasi regola, il bassista degli U2 è stato il primo vero motore della band. La sua tenacia ha rappresentato le vere fondamenta del successo. Il più anziano componente del gruppo nasce a Chinnor, nell'Oxfordshire, il 13 marzo 1960, e si trasferisce a Dublino con la famiglia nel 1965. Ribelle per natura, mal sopporta le imposizioni delle istituzioni irlandesi: rifiuta di indossare l'uniforme scolastica, e si presenta con capelli ossigenati e vestiti pakistani dai colori sgargianti. Unico del gruppo a possedere un amplificatore, è anche quello che crede maggiormente nel progetto, tanto che diviene manager degli U2 fino all'arrivo di Paul Mc Guinness, distribuendo demo a chiunque sia anche lontanamente coinvolto nel music business. Testimone alle nozze di Bono nel 1982, è senz'altro il più agitato degli U2, amante dei party fino all'alba e del reggae, nonostante il suo stile di vita si sia calmato negli ultimi anni, e sia comunque tranquillo rispetto alla maggioranza degli standard del rock. Musicista sopraffino, ha contribuito con linee di basso melodiche e originali al successo del sound della band, costruendo assieme a Larry Mullen Jr una sezione ritmica affidabile e dinamica, che consente al duo Bono-The Edge di spaziare a piacimento nei propri ruoli, una volta on stage. Personalità poliedrica e complessa, Adam ha avuto problemi con l'alcool alla fine dello Zoo Tv Tour, disintossicandosi in una clinica di New York e saltando -unico caso nella storia del gruppo- alcune date live, per ripresentarsi più in formache mai alle registrazioni di Pop.



La Nascita





La loro storia ha un inizio semplice, comune a svariate rock-band d'ogni tempo. E' il 25 Settembre del 1976 l'anno in cui il futuro batterista Larry Mullen jr. mette un avviso nella bacheca della Mount Temple School di Dublino, la prima scuola non confessionale d'Irlanda: "Cercasi musicisti per fondare band". Rispondono Dave Evans, chitarrista, detto "The Edge" e suo fratello Dick Evans, Adam Clayton, bassista (famoso nella scuola per il suo atteggiamento scanzonato e per il successo con le ragazze) ed un ragazzo ribelle ed introverso dal nome Paul David Hewson cantante, ribattezzato Bono Vox dal nome di un negozio di apparecchicornetti acustici di una via del centro di Dublino.

Dopo quasi un anno passato a provare nella cucina della casa di Larry, nel 1977 i Feedback fanno la loro prima apparizione live proprio alla Mount Temple School, presentando alcune cover (Show Me The Way di Peter Frampton, Jumping Jack Flash dei Rolling Stones e Suffragette City di David Bowie). Dopo poco, il gruppo decide di cambiare il proprio nome in The Hype, ma dalla formazione esce Dick Evans (che crea insieme ad altri i Virgin Prunes): nasce così la formazione definitiva.

Nel marzo del 1979, il gruppo prende quindi il nome U2. Il nome sembra sia stato suggerito dal cantante dei The Radiators Steve Averill, ispirato al celebre aereo spia. Era, inoltre, interessante per l’ambiguità che nascondeva: poteva essere inteso col significato sia di you too (anche tu), che di you two (voi due). Pare che, indecisi se mantenere il vecchio nome o abbracciare il nuovo, il gruppo abbia rimesso la scelta al pubblico di un proprio concerto per alzata di mano, e che questo abbia preferito il nuovo. La band partecipa così ad un concorso a Limerick, vincendo la possibilità di poter registrare un demo con la casa discografica CBS. Sempre in questo periodo, durante un concerto al Project Arts Centre di Dublino, avviene un incontro fondamentale per la band; presentati dal giornalista di Hot Press Bill Graham, gli U2 conoscono Paul McGuinness, il quale diventa il manager del gruppo, posizione che ricopre tuttora.


Verso la fine del 1978, gli U2 registrano il primo demo agli studi Keystone di Harcourt Street, contenente Street Mission, Shadows And Tall Trees e The Fool. Il disco impressiona favorevolmente i responsabili della CBS che decidono di pubblicare in 1000 copie numerate a mano il primo singolo degli U2, un EP, dal titolo U2 Three. Il disco contiene tre brani: Out of Control, Boy-Girl e Stories for Boys, registrati nel dicembre dello stesso anno. Le copie vengono esaurite in poche ore.

Nell'ottobre dello stesso anno gli U2 fanno anche il proprio esordio televisivo sul canale RTE suonando ben 9 pezzi.

Il 1979 è anche l'anno della prima tournée nei locali di Londra. L'anno seguente gli U2 intraprendono una tournée di circa un mese in Irlanda ed allo stesso tempo pubblicano a febbraio un nuovo singolo dal titolo Another Day. Paul McGuinness ottiene un contratto con la Island Records (la casa discografica di Bob Marley) per 100.000 sterline, con le quali il gruppo può pubblicare il proprio terzo singolo dal titolo 11 O'Clock Tick Tock e ripartire per un tour in Gran Bretagna come spalla dei Fashion.

A questo punto un nuovo incontro segna la strada degli U2: quello con il produttore Steve Lillywhite, che collaborerà ai primi tre album del gruppo. Con Lillywhite la band pubblica un nuovo singolo dal titolo A Day Without Me, canzone scritta in onore di Ian Curtis, il cantante dei Joy Division, da poco suicidatosi.


Gli U2 cominciano ad essere una realtà.


La musica




Boy e October, i primi due album, sono un cocktail di freschezza, ingenuità ed energia rock. I suggestivi colpi di chitarra di The Edge e la voce intensa e graffiante di Bono sono gia' il marchio della fabbrica U2. E le prime composizioni sono intrise di spiritualita': Bono, The Edge e Mullen, che frequentano per un certo periodo il gruppo cristiano Shalom, ne sono gli artefici. Solo Clayton ne rimane distante. Mentre le altre band si cibano di sesso, droga e rock'n'roll, gli U2 leggono i salmi. "Ci sono poche cose, credo, che possono rivaleggiare con l'eroina per chi cerca una via d'uscita da una vita mediocre - sostiene Bono -. Nel mio caso e' stata la fede a condurmi in alto. E' piu' una questione di spiritualità che di religione. I nostri occhi sono aperti a un altro mondo, che esiste oltre i limiti monocromi e unidimensionali di quello che ci circonda". E' un Cristianesimo radicale, rivoluzionario. "Più del punk, un movimento della classe media che ha poi costretto la classe operaia a dargli la credibilità".

Il trascinante singolo "I Will Follow", propulso dall'incendiario riff di chitarra di The Edge, è il capolavoro del disco d'esordio, Boy (1980), e il primo brano a lanciare in orbita la band irlandese. Si alternano inni epici come "The Electric Co.", saggio della maestria di The Edge nel costruire serrati tappeti ritmici, carichi di effettistica, e riflessioni più meste e accorate: "A Day Without Me", ad esempio, è un omaggio commosso a Ian Curtis dei Joy Division. Nel complesso, un esordio forse ancora grezzo, ma di dirompente vitalità.




October (1981) approfondisce in modo più consapevole il tema dell'adolescenza già affrontato nel debutto. E' proprio con questo album che Bono e soci dichiarano apertamente la loro religiosità. Il disco si apre con il grido di Bono che intona "Gloria", che può essere visto come una preghiera, un vero inno a Dio, ma anche come la testimonianza della perplessità per il crescente successo che gli U2 stanno vivendo e del difficile modo di conciliarlo nell'ambito di una concezione cristiana della vita. "Gloria" è uno stupefacente condensato di energia e melodia rock: la strofa trascinante e sorretta dal riff di The Edge ci conduce all’epico ritornello dove Bono ha libertà di spaziare con la propria voce sui ricami effettistici della chitarra e dove l’ispirato basso di Clayton svisa sulla cassa in quattro di Mullen. Il tema portante della religiosità si può incontrare anche in pezzi come "Rejoice", "With A Shout" e "Scarlet" (titolo attribuito in un primo tempo all'album), dove Bono ribadisce il concetto che la sua fede non è uno stereotipo ma un sentimento, radicato nella sua cultura e nella sua educazione irlandese.
Oltre alla fede, October mette in evidenza il clima di tensione che si viveva in quegli anni di scontri in Irlanda del Nord. In particolare, con "Tomorrow" gli U2 affrontano il tema della lotta politica e religiosa che infiamma il loro paese e del sangue versato per le strade di Belfast. "Tomorrow" è la canzone più "Irish" degli U2: la presenza nell'accompagnamento delle tradizionali uilleann pipes, le cornamuse irlandesi, rivela il legame dei quattro dublinesi con la tradizione folk del loro paese. Le cornamuse, affiancate alla voce carica di emozione di Bono, danno a questa canzone un'intensità particolare, accentuata ancora di più nel finale dal falsetto disperato di Bono. Ma la canzone che forse dà quel tocco magico all'album è proprio la title track, "October", pezzo lento e caratterizzato dal suono del pianoforte, che esprime la malinconia tipica dell'autunno. Il disco si chiude con una canzone che è anche una domanda "Is that all?", ovvero è tutto qui quello che abbiamo da dire con la nostra musica? Gli U2 si domandano se la musica sia in grado di migliorare il mondo.





I temi sociali e politici aumentano nel terzo album, War (1983). In copertina, il viso sconvolto e inquietante di Peter Rowen, il bambino di "Boy". Ma ora lo sguardo è severo e le labbra sanguinano: e' l'atto d'accusa dell'infanzia contro la guerra. L'hit è la marziale "Sunday Bloody Sunday", che ricorda uno dei drammi dell'Ulster: l'uccisione a Derry, nel 1972, di tredici civili da parte dei paracadutisti britannici. Introdotta dal pattern rullato di batteria su cui si inseriscono l’immortale riff di The Edge e il vocalizzo di Bono, è un inno di pace, ma sarà scambiato per propaganda nazionalista.
Il disco sfoggia altri gioielli, come la disperata "Like A Song" o l'intensa "Two Heart Beat As One". Ma forse il vero capolavoro è lo struggente inno di "New Year’s Day": costruito intorno al sognante giro di piano suonato da The Edge, offre un altro saggio della forza vocale di Bono e della qualità compositiva della band, che riesce a equilibrare energia e leggibilità, forza e melodia, in un tutt’uno dall’impatto esplosivo.
Il commiato di "40" è struggente galoppata verso l’infinito, con il bel riff ipnotico e suadente di basso si muove sinuoso sulla batteria sincopata.




Una bandiera bianca, issata da Bono sul palco nel suggestivo scenario rosso-arancio di Red Rocks (Usa) durante il concerto immortalato in Under A Blood Red Sky, chiarirà tutto: "Ho paura quando vedo le persone pronte a uccidere per stabilire un confine - racconta il leader degli U2 - Mi piacerebbe vedere un'Irlanda unita, ma non credo che si possa puntare una pistola alla testa di qualcuno per fargli assumere il tuo punto di vista. L'Ira ha sempre avuto idee sincere, ma sbagliate. Ora, dopo il Good Friday Agreement, il mio Paese è tornato a sperare".
Registrato dal vivo e uscito sotto forma di mini-Lp, Under A Blood Red Sky raccoglie le migliori canzoni tratte dai primi tre album e dai primi 45 giri, dalle quali emerge chiara la matrice post-punk della band: canzoni dirette e senza fronzoli, riff taglienti, una ritmica incisiva e vibrante e, su tutto, l’interpretazione calda ed evocativa di Bono. Con otto tracce per un totale complessivo di 35 minuti di musica, gli U2 dimostrano qui di possedere quell’energia misteriosa e rara capace di trasformare un concerto rock in un evento unico e memorabile. In una tracklist di hit consolidati, da segnalare la chicca "Party Girl", una delle prime b-side memorabili della band dublinese.





Il rifiuto della guerra torna in The Unforgettable Fire: il fuoco indimenticabile è quello della bomba atomica di Hiroshima. E' il primo album del sodalizio con Brian Eno,maestro dell'ambient music, e con Daniel Lanois, tecnico canadese del suono. Il rock forte e intenso dell'esordio acquista una patina magica. Le canzoni narrano di un'America in crisi, delusa dalla mancata realizzazione dei suoi ideali. Uno dei brani, "MLK", e' un omaggio al profeta nero della pace Martin Luther King.
Il singolo "Pride (In The Name Of Love"), cantato da Bono in un registro epico e disperato, e sorretto da un altro memorabile riff di The Edge, diventa uno dei grandi inni del decennio. La commovente title track, maestosa e sinfonica, è un altro capolavoro del gruppo.
Ma il disco vive anche di episodi meno noti, eppure altrettanto vibranti, come l'amara riflessione sui demoni della droga di "Bad" e l'elegia malinconica del ritorno a casa di "A Sort Of Homecoming".
The Unforgettable Fire è il primo album degli U2 a entrare nei Top 10 di "Billboard" ed è la svolta dell'intera carriera della band, che accentua il suo impegno sociale. All'esibizione sul palco di Live Aid a Wembley, in cui Bono salta dal palco in mezzo al pubblico, seguono il tour "Conspiracy of hope" per Amnesty International, il contributo a "Sun City" contro l'apartheid, le incursioni con Greenpeace per il caso-Sellafield, e il "Self Aid" a favore dei giovani disoccupati irlandesi. La rivista musicale Rolling Stone proclama gli U2 "il gruppo degli anni Ottanta".




Ma alla vetta delle classifiche di Stati Uniti e Gran Bretagna (e non solo), Bono e compagni arrivano nel 1987, con The Joshua Tree. Il titolo fa riferimento a un cactus gigante che cresce nella Death Valley, ribattezzato Joshua dai primi mormoni giunti in America, come a paragonare quel luogo alla Terra promessa di Giosue'. E' il disco della maturita', sapiente sintesi tra la tecnologia di Eno, l'irruenza selvaggia del trio batteria-basso-chitarra e l'estensione vocale di Bono, con qualche incursione nel blues e nel country. Il disco frutta autentici hit mondiali, da "Where The Streets Have No Name" a "I'm Still Haven't Found What I'm Looking For". Ma non mancano piccole gemme nascoste, come la commovente "Red Hill Mining Town" o la sommessa denuncia sulla tragedia dei desaparecidos di "Mothers Of The Disappeared". Altre volte, invece, la band sembra annaspare in un Adult Oriented Rock un po' stantio e retrivo ("Whith Or Whithout You", "Bullet The Blue Sky").



In generale, gli U2 si "americanizzano", nei suoni e nel look. E negli Stati Uniti riescono a collaborare con "mostri sacri" del calibro di Bob Dylan, Robbie Robertson, Roy Orbison e B.B. King (con cui si esibiscono nel tour "Rattle & Hum").
Ma in patria gli atteggiamenti "messianici" dei quattro sacerdoti del rock suscitano l'ilarita' di gruppi come The Joshua Trio e Sultans of Ping. Questi ultimi dedicano loro l'irriverente "U talk 2 much" ("gli U2 parlano troppo"). Contro la band dublinese si levano anche gli strali della cantante Sinead O'Connor, che li accusa di gestire in modo mafioso la scena rock irlandese tramite l'etichetta "Mother Records".




Dato che il 2 Marzo uscirà il nuovo album,mi sono decisa ad aprire finalemente questo topic,ci tenevo a dedicargli una biografia dato che a me piacciono molto,per il momento è solo una parte,a presto per la seconda ^_^
 
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LadySylar
view post Posted on 20/2/2009, 18:15






Nel 1991, con Achtung Baby, gli U2 inaugurano la svolta tecnologica degli anni Novanta. La confusione ultrasonica si erge al posto del muro che è crollato due anni prima. Berlino è il centro del mondo. Dunque, Berlino è lo stimolo che attende di essere vissuto, per ogni forma d’espressione che abbia intenzione di modernizzarsi. La produzione è affidata a due già testati guru: Daniel Lanois, già fidato collaboratore della band, spalleggiato dal genio incontrastato delle produzioni Brian Eno, il “Quinto U2”. La location sono gli Hansa Studius, i celebri nel quale David Bowie registrò, sempre con Eno, la sua “Trilogia Berlinese”. Il “Sesto U2”, il fotografo Anton Corbijn, firma la copertina-collage, costruita sulle immagini di un viaggio a Santa Cruz e in Marocco.
Gli U2, da qui in poi, non sono più semplici “musicisti”, sono uno spettacolo a 360°, che comprende ritmo, armonia, immagine, fotografia, grafica, movimento, teatralità, poesia. Ed è da tutti questi elementi che scaturisce Achtung Baby. Il graffiante suono di The Edge è il nettare dell’intro rumorosa di “Zoo Station”; la ritmica industriale di Larry Mullen e del basso rugginoso di Adam Clayton crescono freneticamente; la voce filtrata di Bono è ora diventata luciferina e il frontman canta, in un testo vagamente dadaista, ispirato dallo zoo di Berlino, che ora si sente pronto. “Sono pronto. Pronto a dire di essere felice di essere vivo. Sono pronto, pronto per la spinta”. E questo è il biglietto da visita dei nuovi U2.
La seconda traccia, “Even Better Than The Real Thing” è costruita su una struttura rock classica e ci rivela un Edge a suo agio alla slide guitar. Ma è alla terza traccia che gli U2 si confermano maestri nel confezionare ballate destinate a lasciare un segno nel tempo: “One” diverrà forse il brano più celebre del gruppo. Un brano assieme evocativo e spirituale, che tratta di amore in maniera universale ed è interpretato da Bono con la devozione di una preghiera.
Il secondo capolavoro del disco è quella “Until The End Of The World”, voluta da Wim Wenders nella colonna sonora del suo omonimo film. Un saggio di tetro rock, a far da contorno a un ipotetico dialogo tra Gesù e Giuda, calato in un atmosfera diabolica che strizza l’occhio alla blasfemia. Il timbro acuto e metallico di The Edge si fa più aggressivo e culmina in un un assolo tagliente. “Who's Gonna Ride Your Wild Horses” è un’altra ballad romantica, animata da una delle ritmiche più convolgenti del gruppo, battuta dalla nobile mano di Mullen. Il brano che segue è l’unico vero respiro fino a questo punto, “So Cruel”, episodio meno incisivo, ma non privo di spunti (su tutti la ritmica secca e precisa).
Ad aprire la seconda metà dell’album è il suo manifesto, “The Fly”: il riff ingombrante di The Edge suona come un ronzio minaccioso e inesorabile, la voce nuovamente filtrata di Bono lo fa entrare nel primo di una serie di alter ego che metterà in scena sul palco per vari anni a venire; il ritornello mostra un geniale gioco di controcanti in pulito falsetto del chitarrista contrapposti alla demoniaca voce di Bono. “Mysterius Ways” regala consistenti echi funky e si rivela uno dei brani più giocosamente selvaggi di tutto il disco. The Edge suona un wah riconoscibilissimo e insostituibile, Adam Clayton traccia una delle sue linee migliori del disco e Larry Mullen definisce il tutto con un drumming potente, inclusi bonghi dal vago sapore africano. “Tryin' To Throw Your Arms Around The World” è il momento più gioioso del disco, con la sua andatura da scanzonata. A seguire, però, arriva l’amara dolcezza di “Ultra Violet (Light My Way)”, che costruisce la sua emotività su una calda sensazione di lontana speranza. “Acrobat” è un pezzo tirato e teso, reso tagliente da un The Edge frenetico e nervoso, che conferisce ulteriore enfasi all’emozionato cantato di Bono. Il finale è apparentemente tranquillo, ma carico di paura e cupezza: “Love Is Blindness”. La struggente consapevolezza cui giunge Bono è che l’amore è cieco, da qui il parallelismo tra l’amore e un incombente senso di morte. The Edge si concentra su organo e tastiere, appoggiandosi sulle note flebili di Clayton e sui battiti sottili di Mullen. L’ironia e il frastuono della modernità si ritirano per fare spazio a un’amara riflessione sul disincanto.

Il successivo "Zoo Tv" è uno show abnorme, ispirato dall'universo cibernetico dello scrittore William Gibson e dal famigerato "villaggio globale" di McLuhan. Un inferno di suoni e di informazioni, che bombardano il pubblico da decine di teleschermi collegati a due satelliti. In questo contesto e durante il tour colossale nasce un album che sembra più una raccolta di b-side di Achtung Baby.





Co-prodotto da the Edge, Brian Eno e Flood, Zooropa non è l’album più innovativo, ma di certo più sorprendente, sperimentale e azzardato che la premiata ditta U2-Eno-Flood abbiano mai realizzato (senza Lanois che nel frattempo stava promuovendo il suo nuovo album solista). Lo stesso Bono Vox definirà l’esperimento "un album pop surreale". E nessuna definizione sembra essere più indovinata.
Il vocalist riprende in mano il telecomando multimediale sulla sua TV planetaria, comincia a cambiare canale ed ecco la title track: il wah-wah cibernetico di Edge fa da contrappunto alla voce di Bono, che ormai sembra essere l’unico elemento umano tra il basso di Clayton e la batteria di Mullen, caricate elettronicamente da Eno. C’è un nuovo cambio di canale e "Babyface" è la risposta di Bono, Edge e co. alla splendida "Satellite Of Love" della "musa" Lou Reed.
Si cambia ancora con "Numb": con una base industrial e un rap "mutante", sembra quasi essere un grido di allarme dell’artista che dai tempi dei Kraftwerk è ormai "vittima" della tecnologia (o solo di sé stesso?). I synth di Eno si intersecano con una ritmica elettronica costante, mentre con "Lemon" si passa a un pop elettro-funk più vicino a certe sonorità dei Talking Heads di Byrne: è senz’altro la track più immediata di tutto l’album tra strumenti tradizionali in chiave funk-rock e i synth di Eno.
La quinta traccia, "Stay" (dalla colonna sonora di "Faraway, So Close" di Wim Wenders) entra subito a far parte del repertorio classico della band: un'armonia semplice basso-chitarra-batteria viene costruita su una solida base synth che sembra riempire tutti gli spazi. La struggente interpretazione di Bono Vox merita davvero un plauso per un testo intimista, quasi una confessione ("a vampire or a victim"?).
Una fanfara staliniana tratta dalle "canzoni preferite di Lenin", fa da intro a quella che Bono definisce un "blues industriale". In "Daddy’s Gonna Pay For Your Crashed Car" è Clayton a farla da padrone, con un potente basso marziale e anche "Some Days Are Better Than Others" è introdotta dal basso, stavolta molto liquido, di Clayton. Un altro loop prende vita e risalta tra le spire della chitarra di Edge e l’intrattenimento "rumoristico" ambient di Eno. Il "quinto U2" poi si siede al pianoforte-harmonium e decide di intonare un pezzo, "The First Time", il cui pallore ricorda molto proprio Lou Reed e i Velvet Underground di "Heroin" con un riferimento alla parabola del figliol prodigo, così come anche "Dirty Day" sembra omaggiare Lou Reed oltre che Charles Bukowski al quale è dedicata.
Infine l’ultimo zapping: con "The Wanderer" i Kraftwerk incontrano Ennio Morricone, mentre il "vagabondo" tra i fuochi d’Irlanda, le lande desolate americane di Wenders e Leone, e il cuore dell’Europa, ancora vaga alla ricerca della verità. O di sé stesso. Johnny Cash è l’ospite d’onore di questo strano mondo chiamato Zooropa.

Intanto, l'impegno politico del gruppo si trasferisce nello scenario dei Balcani in fiamme. La Jugoslavia dilaniata dagli odi etnici appare agli U2 una metafora del conflitto irlandese tra cattolici e protestanti. Parte, insieme a Brian Eno, il progetto-Passengers: "Miss Sarajevo", cantata con Luciano Pavarotti, e' una commovente preghiera di pace in cui l'elezione di una reginetta di bellezza diventa il simbolo della normalita' perduta nella guerra. "Questa notte dobbiamo vergognarci di essere europei", grida Bono durante un concerto.
Poi, sempre sul terreno politico, arriveranno gli incontri con Salman Rushdie e il concerto con i premi Nobel per la pace nordirlandesi John Hume e David Trimble.
I sacerdoti del rock cambiano pelle. Lustrini e occhiali da sole a goccia al posto dei giubbotti da liceali; capelli rasati al posto di quella zazzera post-punk che - come dice Bono - "ha contagiato intere schiere di calciatori di serie B". L'intimismo degli esordi ha lasciato spazio all'ironia. Il bersaglio è il "mercato globale", che fagocita tutto e tutti. Anche le rockstar. Addio salmi. Benvenuti al supermarket rock del Duemila.





Il rock è invecchiato", dichiara Bono dopo l'uscita di Pop (1997). "Cambiare e' il solo modo per sopravvivere", precisa il chitarrista The Edge. Così i quattro apostoli del "fuoco sacro" d'Irlanda approdano addirittura in una discoteca post-moderna che centrifugava suoni, rumori e immagini. Motivi pop, piu' facili ed effimeri, testi meno impegnati e ritmi martellanti stile techno, vogliono rappresentare, nelle intenzioni di Bono e soci, "l'industria della musica". Ma gli U2 sanno benissimo di essere ingranaggi di quel sistema, con i loro capricci da rockstar e i loro show faraonici. Così, ormai, preferiscono affidarsi all'ironia, nelle canzoni e nelle scenografie dei concerti. La parabola dell'apocalisse consumistica di fine secolo, iniziata con lo show di "Zoo Tv", raggiunge l'apice sul palco del "Pop Mart tour", un supermercato ambulante del rock decollato da Las Vegas e approdato anche in Italia per due date, a Roma e Reggio Emilia. Tutto diventa eccessivo, dall'immenso arco giallo che sovrasta il palco a un limone di nove metri, da un'oliva infilzata su uno stuzzicadenti di 35 metri a un megaschermo da 700 metri quadrati traboccante frammenti psichedelici e pop-art. Il suono puro degli U2 si trasforma in una miscela impazzita di atmosfere ipnotiche dance e di ritmi accelerati techno e jungle, di sprazzi pop "easy" stile Oasis e di elettronica contaminata alla Depeche Mode e Chemical Brothers. Una incursione nel mondo luccicante ed effimero delle discoteche, in cui c'e' spazio per la dance volutamente triviale di "Discotheque", ma anche per gli assoli di chitarra di "Staring at the sun", unica consolazione dei nostalgici. Ma si può parlare davvero di una svolta commerciale per i quattro ex-integralisti del rock'n'roll? "Non vogliamo restare schiacciati da queste influenze, ma documentarle - si difende Bono -. E' un po' come facevano i Beatles. Gli U2 non saranno mai un gruppo dance. Se la gente ballera' con i nostri pezzi, lo fara' a casa, non sulla pista". Ma per i nostalgici dei primi U2 non c'e' piu' spazio: "Il rock - si giustifica Bono - rischiava di mummificarsi come la musica folk. Dovevamo venir fuori dal rigore anni Settanta e imparare a prenderci in giro. E' quello che stiamo facendo con i nostri ultimi show".



Soltanto nel 1988, cantavano in "God Part II" (da Rattle & Hum): "Non credo negli anni 60, nell'eta dell'oro del pop/ Si glorifica il passato, mentre il futuro e' sempre piu' sterile". Oggi, gli U2 scoprono il pop e guardano al futuro. Per loro, come per altre rockstar (David Bowie, Bruce Springsteen, Sting, il rock e' diventato un vestito troppo stretto, e il trasformismo quasi una necessita'. "Le nostre canzoni piu' interessanti sono nate dalla sperimentazione - spiega il chitarrista The Edge - Tentiamo cose inedite, perche' e' il solo mezzo per mantenerci in vita. All'improvviso la formula basso-chitarra-batteria e' diventata logora. Invecchiando, il rock si e' appesantito. Ora stiamo lavorando su nuovi ritmi, ma non possiamo fare i cambiamenti rapidi di Bowie; dobbiamo sempre tenere conto di quattro opinioni diverse".





Così, per venire incontro all'anima più "tradizionalista" della band, nel 2000 gli U2 tentano un (parziale) ritorno al passato con All That You Can't Leave Behind, ovvero "tutto quello che non puoi lasciare indietro". Nelle undici tracce, la band irlandese tenta di recuperare la semplicità delle origini, dispersa negli ultimi anni tra show futuristi e incursioni in discoteca. Ma in realtà il furore degli esordi è un lontano ricordo, e si ha l'impressione che la deriva pop di Bono e compagni sia ormai irreversibile. L'album, infatti, lascia nel complesso indifferenti, salvo qualche eccezione, come il singolo "Beautiful Day", che racconta della banalità di come un uomo possa perdere tutto, ma essere ugualmente felice.Eppure proprio Bono, reduce dalla fresca esperienza di attore e musicista nel film di Wim Wenders "The Million Dollars Hotel", aveva parlato chiaro alla vigilia dell'uscita dell'album. "E' un ritorno alle nostre ballate vecchio stampo - aveva annunciato -. Il pop dice alla gente che tutto va bene, mentre la nostra musica dice il contrario". Concetti simili a quelli già espressi molte altre volte dal leader degli U2, che però ultimamente sembra aver smarrito il senso della coerenza.
Dopo All That You Can't Leave Behind, l'impressione che gli U2 si siano trasformati in un gruppo di musica pop senza pretese non si è attenuata, ma semmai rafforzata.






Il lavoro del gruppo di Dublino nell'ultimo decennio è stato raccolto in U2 - The Best of 1990-2000, album che, in versione limitata, contiene un secondo cd dal titolo The Best Of B-Sides, un bonus Dvd con un esclusivo "History Mix" che copre la carriera degli U2 negli anni '90, un trailer del Dvd "The Best of 1990-2002" e una versione inedita live di "Please" e il "backstage" del video del nuovo singolo "Electrical Storm". La versione standard, comprendente un solo cd, raccoglie invece solo i classici (per lo piu' singoli) del decennio 90, oltre ai due brani inediti: il suddetto "Electrical Storm" e "The Hands That Built America", realizzato per la colonna sonora del film di Martin Scorsese "Gangs of New York".




Nel 2004 gli U2 recuperano il vecchio produttore Steve Lillywhite per registrare How To Dismantle An Atomic Bomb.La seconda traccia, "Miracle Drug",farà fare un salto sulla sedia a qualche vecchio fan, sin dal primo tintinnio della chitarra di The Edge, fino all'esplosione della sezione ritmica nell'epico ritornello, dove la voce di Bono recupera il timbro passionale che lo rese, giustamente, uno dei più amati frontman di sempre, e il basso di Clayton disegna le sue linee elementari ma così efficaci. La voce di Bono tradisce lo sforzo nel cercare di ripetere le prestazioni di un tempo, ed è esemplificativa dell'approccio degli U2 tutti, dalla sezione ritmica, alla chitarra di The Edge, teso a recuperare il pathos dell'inizio carriera; un effetto nostalgia che traspare anche dall'atmosfera, spesso malinconica e riflessiva, delle musiche e dei testi.
L'operazione riesce però solo in parte.Per fortuna, c'è la chitarra di The Edge, ricca di spunti e inconfondibile, con il suo eco che somiglia proprio all'immagine sfumata dei ricordi che riesuma, e ci sono alcuni pezzi belli, come "City Of Blinding Lights",dove si fa impetuoso come ai vecchi tempi l'incedere del basso di Clayton, la classica ballata "A Man And A Woman", la conclusiva "Yahweh" che sembra uscita da The Joshua Tree.

La ritmica semplice ed epica, quella chitarra tintinnante, la voce passionale, riescono ancora a far apparire il fantasma di quei ragazzi che suonavano "Gloria" sul molo del porto di Dublino, giovani, entusiasti,con i cuori in fiamme.


 
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capriccio d'estate
view post Posted on 20/2/2009, 19:19




Lady non so se ne sei a corrente, ma domani 21/02/09 gli U2 saranno agli Echo Award...se hai la parabola li puoi vedere sul canale tedesco Das Erste...questa la scaletta di apparizione...
Show-Acts:

Udo Lindenberg
Katy Perry
Amy MacDonald
Paul Potts
Razorlight
Depeche Mode
U2
Silbermond
Alex Swings Oscar Sings
Die Toten Hosen
Helene Fischer
Sasha
Scorpions
 
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capriccio d'estate
view post Posted on 23/2/2009, 14:52




 
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LadySylar
view post Posted on 23/2/2009, 16:30




:woot: :woot: Grazie Capriccio :lov2: :lov2: non avendo la parabola non ho visto la performance.

Sinceramente la canzone al principio,non mi ha presa subito,è qualcosa di diverso dal loro stile,ma ascoltandola più volte ti prende eccome :P ,mi fa saltare dalla sedia,e già mi immagino al concerto come spaccherà e poi non c'è più bell'omaggio di questo per noi donne :D

Un amico mi ha passato l'album,e dire che è un capolavoro è poco,le canzoni sono tutte bellissime :spyho: mi sento di dire che è bello come The Joshua Tree :spyho: ma forse sono troppo di parte,l'imporatante e che sono tornati più in forma che mai

C'erano anche i DM? come sono stati? immagino come te li sia goduti :lol: :lol:
 
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capriccio d'estate
view post Posted on 23/2/2009, 16:41




Prego Lady...purtroppo neanche io ho visto la trasmissione in diretta, ma per fortuna dop un'ora l'esibizione era già su youtube...che dire...rivedere i DM in azione è stato magnifico, emozionante e la canzone mi piace tantissimo...Dave l'ha cantata con tanta rabbia e grinta nonostante fosse in playback...è stato devastante! Ho postato il video nella sezione Dave...se vuoi dagli uno sguardo e poi mi dici che ne pensi...
 
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5 replies since 13/2/2009, 17:41   5165 views
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